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Vogliamo tutt’altro!

Dichiariamo lo stato di disastro culturale in Italia

Teatri, festival e compagnie hanno presentato al Ministero della Cultura la domanda triennale per ricevere i fondi pubblici (e con cui gran parte del nostro settore vive) per la prima volta da quando si è insediato il nuovo governo Meloni. L’aria che tirava era già preoccupante. Questo è il comunicato elaborato dall’Assemblea nazionale lavorat* dello spettacolo, cui partecipiamo anche noi del BIG.

Cosa sta succedendo in questi giorni nel mondo del teatro, della danza e delle arti performative?

Teatri, festival e compagnie hanno presentato al Ministero della Cultura la domanda triennale per ricevere i fondi pubblici (e con cui gran parte del nostro settore vive) per la prima volta da quando si è insediato il nuovo governo Meloni. L’aria che tirava era già preoccupante.

I parametri per accedere ai finanziamenti sono cambiati e sparite alcune parole: contemporaneo, rischio culturale, transdisciplinarietà, innovazione. L’aumento del costo del biglietto è stato incoraggiato. Sono arrivate telefonate intimidatorie alle compagnie che hanno usato linguaggio inclusivo nella domanda in alternativa al maschile sovraesteso.

Dai risultati della COMMISSIONE DANZA uno scenario scioccante: compagnie, festival, progetti di formazione storici, in molti casi con gran parte delle attività già svolte, sono stati cancellati o declassati secondo criteri poco trasparenti e improntati a un’idea di repertorio, tradizione, intrattenimento.

I risultati dell’ambito MULTIDISCIPLINARE sono perfettamente in linea: a festival e realtà che lavorano da anni sono stati dati punteggi incomprensibili. Molti sono stati fatti fuori o sono sulla soglia di esserlo, per altro con risultati che arrivano quando spesso gran parte dell’attività è stata già svolta.

Nella COMMISSIONE PROSA 3 commissari su 7 si sono dimessi. I 4 rimanenti, di nomina governativa, spingono per declassamenti e cancellazioni arbitrarie su logiche puramente ideologiche.

L’attacco al Teatro Nazionale della Toscana, diretto da Stefano Massini, è solo la punta dell’iceberg di un’operazione che sta colpendo in maniera pesantissima tutto il sistema, soprattutto le realtà più piccole e di ricerca. Nomina dopo nomina, decreto dopo decreto. Recite cancellate, posti di lavoro tagliati, ricerca e formazione interrotte, lo stesso tipo di attacco che arriva alla scuola e all’università.

Si tratta di un attacco gravissimo e senza precedenti, che avrà ricadute a catena sui lavorat* e sulla salute culturale del nostro paese, come lavorat* dell’arte e dello spettacolo, nei teatri, nei festival, nelle piazze, prendiamo parola contro una politica violenta e un’ economia di guerra che sposta le risorse sugli armamenti. Entriamo in agitazione e chiediamo sostegno a una comunità più ampia: l’arte e la cultura sono risorsa e ricchezza di tutt* e per tutt*!

CI STANNO CANCELLANDO!

VOGLIAMO TUTT’ALTRO!

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